L’età aurea
Prosperità e benessere fanno rima con giovinezza. Eppure, l’età aurea non è così incantata come si potrebbe pensare. Vista con il senno di poi, è il momento delle illusioni, delle speranze, dei progetti e dell’esplorazione delle mille possibilità. Il progetto di Marcello Dongu tende a creare un fil rouge tra due generazioni: quella attuale, appartentente sia al fotografo che ai fotografati, e quella in cui era in voga la Polaroid (precedente agli anni Duemila). Lo scopo dell’accostamento è quello di evidenziare la similitudine tra i giovani di diverse generazioni. Ritraendo con il caratteristico effetto ingiallito – o, se si preferisce, vintage – i giovani attuali, appare evidente la somiglianza con i loro coetanei dei tempi passati. Le immagini sembrano sbucare fuori direttamente da un vecchio romanzo.
“Die Young. Be wild.”, recita la didascalia di uno degli scatti. Sembra un invito estrapolato dal movimento della beat generation. Rifiuto verso i valori tradizionali e invito al vivere senza risparmiarsi. Perché la giovinezza non è solo l’età dell’aurea, ma è anche il momento in cui tutto passa, veloce – troppo veloce – e dove tutto scorre talmente in fretta da risultare difficile da afferrare. I pensieri sono istantanei, in pieno stile polaroid. Il tempo di un click e l’immagine, insieme al momento, viene catturata e cristallizzata nel tempo.
Sono fotografie che rappresentano bene i tempi attuali, incentrati su un eccessivo individualismo. Sono i tempi dei selfie, del culto dell’immagine, dell’espressione dei propri pensieri in maniera univoca e immediata attraverso i social. Sono i tempi dell’interazione auspicata ma non sempre necessaria. Perché si parla a sé stessi, prima che agli altri. Ma osservando le espressioni dei fotografati, immancabilmente ci si riconosce, perché lo spirito è lo stesso in tutti i giovani; la fragilità è la stessa. Ed è in questa similitudine che la mostra trova la sua essenza, e fa sì che la serie di polaroid ci riporti uno spaccato insolito dell’età per antonomasia, quella in cui tutto è possibile. Poiché è proprio nell’oceano delle possibilità infinite che i fallimenti generano maggior disequilibrio e insicurezza. E dove i tempi passano talmente veloci l’ambizione è quella di bloccare l’istante, per provare a focalizzare l’attenzione sull’attimo. Proprio come può fare una polaroid.
Testo di Daniela Piras
Progetto fotografico Marcello Dongu